
A cura di Paola Lacasella
Cos’è davvero la Costituzione? Quante volte ci siamo posti questa domanda? E, se ce la siamo posta, abbiamo trovato una risposta? Troppo spesso, questa, viene ignorata, calpestata, distrutta. E, spetta a noi ricordarci che essa esiste, è viva ed è il punto di partenza per la libertà, l’indipendenza e la dignità di un popolo. Ma, per realizzare un simile progetto, occorre conoscerla e comprenderla. Con l’aiuto e le delucidazioni dell’ex presidente della Corte d’Appello di Bari, il dott. Luigi De Marco, abbiamo provato a dare una risposta a tutto questo.
La Costituzione non è una legge: è un contratto sociale, alla base della legge stessa. Le varie costituzioni hanno vita recente e sono nate come risultato delle varie rivoluzioni e insurrezioni (pensiamo a quella francese o americana): nel caso specifico dell’Italia, come risposta ai totalitarismi (fascismo e nazismo) che avevano messo in ginocchio il popolo. La dittatura fascista aveva distrutto la Nazione, conducendola alla guerra e il nazismo, subentrato al fascismo, aveva ancor più aggravato la situazione. La Resistenza pose l’esigenza del riscatto del popolo italiano e nacque, così, quel comune accordo tra cittadini, incarnato nella Costituzione, che sigillava la libertà con fatica raggiunta e avrebbe dovuto spingere i cittadini ad impossessarsi del potere, a dichiarare e rivendicare i propri diritti e a ricordare i tristi eventi passati perché mai più si verificassero.
Vediamo insieme il senso profondo degli articoli della Costituzione, cominciando dai Principi Fondamentali:
Art.1 “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Il sovrano della Repubblica Italiana è il solo popolo ed è il popolo a delegare gli organi istituzionali, perché esercitino il potere in forma democratica e conforme a quello che è stato il comune accordo tra cittadini. Dire che la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro è una dichiarazione di grande indipendenza e grande dignità. E’ la Repubblica a dover garantire il lavoro ai suoi cittadini e a dover tutelare il loro operato, perché è solo nel lavoro che si realizza la piena libertà individuale.
Art.2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Dire che la Repubblica deve riconoscere e garantire il diritto del cittadino, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali, significa affermare che il diritto del cittadino vien prima di quello della Repubblica ed è ciò su cui la Repubblica si basa. Essa dev’essere lo spazio sicuro ove ciascun individuo può esercitare il proprio lavoro e la propria personalità in tutta libertà e tutela. I diritti dei cittadini sono inviolabili e tutti i cittadini hanno l’obbligo di solidarietà reciproca, unica e sola arma contro la autoreferenzialità.
Art.3 “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Quest’articolo esprime una norma che ha cambiato del tutto il diritto. E’ la legge, è la Repubblica che devono imporre e creare l’eguaglianza e tutte quelle condizioni che constribuiscono a realizzarla. Quello delle istituzioni repubblicane è un obbligo: esse sono obbligate a rimuovere qualsiasi ostacolo impedisca ai cittadini la piena espressione della propria libertà individuale.
La nostra dev’essere un’operazione di autocoscienza.