L’ARCOBALENO NEL CUORE DEL QUARTIERE LIBERTA’

Articolo di Donatella Albergo                                   

Nigeriani, Palestinesi, Siriani, artisti, gente comune, rappresentanti di associazioni culturali e cittadine, docenti… insieme nel Salone San Giuseppe della Parrocchia Redentore per confrontarsi sui temi dell’immigrazione, dell’accoglienza, della pace.

4 Novembre 2013.

L’Oratorio del Redentore ha ospitato nel Salone San Giuseppe l’incontro “Dal tricolore al multicolore” organizzato dalla “Rete cittadina per la giustizia e la pace”, insieme al Centro Giovanile Redentore. Sono intervenuti Jouma Moustafa, profugo siriano, il dottor Abu Assad, palestinese, l’avvocato Andrea Zitani, esperto di diritto dell’immigrazione. Il dott. Lucio Dabbicco è stato il coordinatore del dibattito e don Francesco Preite ha fatto gli onori di casa. La serata è stata allietata dal Rawfire Ministres Choir Group che ha portato in sala musica, canti, danze, ritmi e colori dalla Nigeria, travolgendo il pubblico presente, e dall’attore “di strada” Renato Curci, intervenuto con la sua esperienza e la sua performance; è stata arricchita, inoltre, dalla mostra fotografica di Paolo Cilfone.

L’incipit della serata è stato affidato al dott. Dabbicco, con la lettura dell’art. 11 della Costituzione Italiana. Il coordinatore ha quindi spiegato il titolo dato all’incontro e la sua evidente intenzione, sottolineata anche dalla scelta della data, 4 Novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. Nel giorno in cui l’Italia ricorda la firma dell’armistizio e perciò la vittoria e la fine della Prima Guerra Mondiale, gli organizzatori hanno lanciato con questo incontro il loro appello all’accoglienza, all’integrazione e alla pace. E protagonista di questo appello è stato proprio il quartiere Libertà. Infatti, “come forse pochi sanno, è il quartiere della città con la più alta presenza di immigrati” ha spiegato il dott. Dabbicco che quindi ha dato la parola al sig. Jouma  Moustafà.

Il primo ospite ha portato la sua esperienza di profugo siriano di Aleppo, la seconda città della Siria per grandezza e importanza, luogo di crudeli scontri fra i diversi contendenti, lealisti e cosiddetti ribelli. Le cifre presentate sono state agghiaccianti: 31 mesi di guerra, vissuti come se fossero contati ora per ora, 130mila morti, 2milioni di profughi, di cui 800mila in Libano, e poi in Giordania, Turchia, Egitto.. e ora anche in Europa. Prima della guerra Aleppo contava 5milioni di abitanti ora ridotti a qualche centinaia di migliaia. “Un recente studio dell’Università americana di Beirut” – ha detto Jouma – “ha calcolato che per la ricostruzione della città devastata occorreranno non meno di 20 anni! E purtroppo la guerra non è ancora finita…”.

Il dott. Abu Assad ha focalizzato la sua attenzione sulla situazione politica ed economica del Medio Oriente e la sua endemica instabilità per tensioni mai risolte, fin dalla prima guerra arabo-israeliana del 1948. I punti toccati sono stati molti e appassionanti: l’ingerenza americana in Medio Oriente, “l’esportazione della democrazia” in altri Stati, come Iraq e Libia, con i suoi discutibili risultati e con le ancor più discutibili intenzioni, la sua alleanza con l’Arabia Saudita, uno fra i più antidemocratici paesi del Medio Oriente. Tristemente il dott. Assad ha denunciato i continui insediamenti degli israeliani nei territori, con la costruzione di case che rimangono vuote, ma sono acquistate da ebrei residenti in USA che un giorno forse lasceranno ai propri figli, ma che di sicuro ora, subito, tolgono terra ai palestinesi. Infine il dott. Assad ha fatto alcune considerazioni anche sulla stampa e i mezzi d’informazione che non danno un quadro completo e corretto della situazione per cui è difficile districarsi in queste dinamiche e avere un quadro chiaro dei problemi.

L’intermezzo della serata è stato affidato al Rawfire Ministres Choir Group che si è esibito in un apprezzato intervento di musica e danza nigeriana. Tuttavia, c’era molto di più perché il gruppo ha saputo portare in sala anche colori e atmosfere con i suoi canti di pace. Il pubblico ha apprezzato molto.

L’attore Renato Curci ha portato la sua esperienza di teatro non verbale in Perù e in altre realtà di disagio o emarginazione. Con il linguaggio del corpo, un po’ di creatività e tanta esperienza si possono affrontare tematiche altrimenti tabù, come la violenza familiare, e creare una rete di solidarietà e partecipazione. Alcuni filmati e una performance dal vivo hanno testimoniato la sua esperienza.

Ha concluso l’incontro l’avv. Andrea Zitani, esperto di diritto dell’immigrazione. Il relatore ha parlato dei flussi migratori e degli orientamenti dell’UE per esercitare un controllo più puntuale su tali flussi. Ha sottolineato che si devono sfatare i luoghi comuni e le facili demagogie ed equilibrare il rapporto sicurezza immigrazione. L’avv. Zitani ha ricordato che l’Italia non è la meta dell’immigrato, ma un ponte per il centro-nord Europa. Invece spesso l’immigrato si ferma qui perché rimane in una “zona grigia” dove le identificazioni sono più lente e improbabili che in altri stati dell’UE, come soprattutto in Germania, e quindi il rimpatrio più lontano. Inoltre, dall’Italia i rimpatri non sono numerosi per vari motivi, non ultimo quello dell’alto costo, ha spiegato Zitani. Altra sorpresa per il pubblico è stato apprendere che gli uffici della questura pugliesi sono fra i più rapidi nel riconoscimento e identificazione dei migranti, perciò Bari e la Puglia stanno diventando per loro un’ambita meta di passaggio.

Nonostante il protrarsi dei tempi, il pubblico è intervenuto più volte, soprattutto su alcuni temi caldi toccati dai relatori, come la sicurezza, la conflittualità per il lavoro tra italiani e immigrati, il concetto di schiavitù,  il ruolo e il peso degli USA nella politica europea e italiana.

Le conclusioni e i saluti sono stati del dott. Dabbicco.

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