
Articolo e fotografie di Donatella Albergo
In questo spigolo di strade, generazioni di mamme del quartiere hanno comprato giocattoli tutto l’anno e maschere a carnevale, hanno preparato alberi e presepi, festeggiato con bandiere e festoni la nazionale di calcio, trovato ogni sorta di cianfrusaglie per i bambini e anche per la casa e il fai da te. E tutto molto prima che i cinesi arrivassero. Siamo in via Sagarriga Visconti angolo via Calefati, davanti alla “storica ditta di giocattoli Carrassi”, tappa obbligata in ogni passeggiata a piedi con bambino/a. Aveva i prezzi più bassi e trovavi proprio tutto, anche se di qualità non eccelsa.
Tutti conoscono quel negozio nel quartiere, ma non tutti sanno che l’angolo tra via Sagarriga e via Calefati è stato l’ex Ospedaletto dell’ex Ospedaletto dei bambini di via Trevisani. Per essere precisi, prima che il 29 settembre 1912 fosse inaugurato l’ “Ospedaletto dei bambini poveri” in via Trevisani, l’attuale negozio di giocattoli fu una delle sedi dell’Ambulatorio dei Bambini poveri e malati, nato in seguito alle donazioni in favore del “Comitato di soccorso per bambini poveri e malati”, costituitosi con lo scopo di dare un ospedale pediatrico alla città.
Ma procediamo con ordine: questa lodevole iniziativa nacque dal prof. di matematica Enrico Nannei, in seguito alla morte prematura della figlioletta. La piccola si spense per una difterite nel 1891, quando aveva poco più di un anno e nel 1893 il professore, insieme all’on. Nicola Balenzano diede vita al Comitato per raccogliere fondi. A gara vi parteciparono non solo le più facoltose famiglie baresi, ma tutta la cittadinanza. Prima che l’Ospedaletto di via Trevisani fosse inaugurato sul suolo di proprietà del Comune, il negozio di giocattoli ad angolo tra via Sagarriga e via Calefati fu la sede ambulatoriale, da cui sarebbe nato il primo vero ospedale pediatrico della città. Se ne prendevano cura le Suore d’Ivrea ed era un appartamento situato al primo piano di via Sagarriga Visconti 51. Comprendeva una stanza per gli interventi chirurgici, una per l’ambulatorio ed altre per il refettorio, l’ufficio, la cucina e l’abitazione delle tre suore.
Nella foto di Michele Lopez del 1898 è visibile il palazzo ad angolo sede dell’Ambulatorio e, a sinistra, il portale di destra della chiesa del Preziosissimo Sangue in San Rocco.
Nel 1912 l’Ospedaletto di via Trevisani aveva un solo piano, ma negli anni Cinquanta fu ampliato con il primo e secondo piano, nuovi reparti e nuovi laboratori. Il 27 aprile 1977 fu definitivamente chiuso e trasferito in via Amendola, dedicato a “Giovanni XXIII”, il Papa che amava i bambini. La vecchia, gloriosa palazzina fu lasciata all’incuria e all’abbandono per molti anni, fino al recupero che ne fece la sede dell’VIII Circoscrizione.
Anche il palazzo ad angolo Sagarriga/Trevisani fu rifatto nel secondo dopoguerra e sopraelevato di tre piani. Nel 1970 fu la sede della ditta Carrassi prima con la vendita di casalinghi (come orgogliosamente ricordano ancora le insegne), poi di giocattoli. Ma per me e mia figlia fu sempre e solo la sede del giocattolaio del quartiere.
Quanta storia dietro quelle pareti e quelle vetrine fitte di ciarpame e giocattoli, quando la piccola signora Rosa dai capelli d’argento stava alla cassa e i suoi tre figli, tutti maschi, mi guidavano nelle scelte. Ancora oggi Francesco, Benedetto e Nicola sono in negozio e hanno ormai anche loro i capelli bianchi. Quanti giocattoli comprati per mia figlia e per i nipotini, e non solo a natale… ma come scatole cinesi, una storia più antica e preziosa era nascosta in quei muri ormai un po’ impolverati.
Foto d’epoca tratte da: http://www.dondialetto.it/bari/articles.asp?id=76&page=197
La foto del negozio Carrassi 1898 è tratta da un articolo della “Gazzetta del Mezzogiorno”
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Bellissimo questo articolo sull’angolo tra Via Sagarriga Visconti e Via Calefati.
Permettetemi di aggiungere una piccola nota, conosco quel negozio di giocattoli, fin dalla sua nascita, con gli attuali proprietari siamo cresciuti insieme, in quel quartiere.
Ricordo con molto piacere, la vecchia sede del negozio, un locale piccolo, bisognava scendere qualche scalino e si era nel paradiso del giocattolo.
Di tutto per tutti.
Questo locale si trovava in Via Calefati, sull’isolato che porta da Via Sagarriga Visconti a Via Quintino Sella, lato destro, era già lì dagli anni ’60.
Appena entravi nel negozio, un simpatico signore o una gentile signora, erano pronti a fornirti quello che cercavi, giochi ed altro a poco prezzo, erano il papà e la mamma, dei fratelli Carrassi.
Grazie, Carmelo per il tuo apprezzamento e per il tuo contributo!
Carissimi amici, con molto piacere contribuisco a ricordare aneddoti e storie, del quartiere nel quale ho vissuto per ben 25 anni, un quarto di secolo, dal 1964 a 1989.
I miei due racconti, “Bari ti voglio bene” e “Via Manzoni una strada magica”, riportano alcune delle tante storie da me viste e vissute.
Un altro piccolo contributo, dedicato alla redattrice dell’articolo “Amarcord! – La piazzetta e la scuola”, a lei Donatella.
Era il 1988, sulla piazza Risorgimento, arrivarono vari camion, ci fu un viavai di operai, tecnici, operatori, sagome di cartone raffiguranti vari personaggi, luci, cavi, macchine da presa, etc..
Si vide ad un tratto, un grande regista sulla piazza, si guardava intorno, osservava, poi si recò nella scuola Garibaldi, era Franco Zeffirelli.
Aveva scelto gli interni della scuola Garibaldi per completare le scene d’interni del suo: “Il giovane Toscanini”.
Complimenti a chi ha scritto l’articolo, mi dispiace di non avere tempo per inviare i miei ricordi ma comunque vi faccio i miei più sinceri auguri per un quartiere che mi manca molto.
Ma com’è che quando ritorno a Bari invece vorrei fuggire da quel quartiere che sento tramutato in peggio?
Per me è stata una gradita sorpresa, mi ha colpito la gentilezza con cui è stato accolto il cane che mi accompagnava e la disponibilità del proprietario a cui mi sono rivolto.
teo
Nessuno ricorda di quanti bambini morivano nell’ospedaletto? Negli anni 50-60. C’era tanta povertà e molte mamme si ricoveravano solo per poter mangiare. Davano il latte di carrube a tutti i bambini e accadeva che non tutti riuscivano a sopportare questo tipo di bevanda perché non era latte e una notte ci fu un fuggi fuggi in quel ospedale, morirono tutti i bambini tranne 2 io è un altro bambino…
Grazie per questa testimonianza. Io non ne sapevo nulla. La povertà la posso immaginare e la ricordo attraverso i racconti che mi facevano i miei nonni.