
“Quadretti” di Michele Negro
La foto di classe è di Michele Negro
Le fotografie di Alezio sono tratte dalla pagina Facebook della comunità “I love Alezio”

Quartiere Libertà, Bari. La classe IV della Scuola elementare Maria Josè di Savoia, A.S. 1955-56. Il maestro al centro della foto si chiamava Luigi Gigante. Lo scrivente è il primo a sinistra della fila in alto.
Cinema e tivù
Da ragazzo abitavo in via Indipendenza n°75. Non dimenticherò mai la mia scuola “Maria Josè di Savoia”, i miei maestri, la Chiesa del Redentore e soprattutto il cinema parrocchiale dove i ragazzi accedevano il pomeriggio della domenica gratis, a condizione di aver partecipato alla Messa mattutina. Se la memoria non mi inganna, il parroco del tempo era Don Castiglione molto ben disposto a regalare amorevoli sganassoni ai ragazzotti indisciplinati che al termine della messa domenicale non rispettavano la fila per ritirare il biglietto di accesso al cinema.
Era la seconda metà degli anni Cinquanta e “Telefono azzurro” ancora non era nemmeno nei progetti di Domineddio. La proiezione della pellicola ”Ombre rosse”, una volta al mese, anche meno, scatenava invariabilmente un putiferio in sala nel momento in cui la cavalleria si precipitava al galoppo incontro alla diligenza inseguita dai malvagi Sioux. Credo che nessuno di quei ragazzotti, in calzoni corti anche d’inverno (sic), avrebbe capito un accidente di “Balla coi lupi”.
A quel tempo si andava d’inverno con la mamma, il papà e il fratellino a vedere la televisione a casa di un cugino di mia madre, zio Nicola. Era un ingombrante apparecchio a tubo catodico in bianco e nero, le immagini erano di cattiva qualità, ma sembrava di assistere ad un prodigio. Noi ragazzini stavamo in prima fila a bocca aperta, seduti su sedioline basse, di legno impagliato. Alla fine dei programmi della serata si tornava a casa a piedi, una lunga passeggiata nel freddo della notte stretti stretti nel cappotto.
Mia nonna
Mia nonna amava le galline eppure non ne mangiava il frutto cioè le uova.
Mia nonna era molto magra, non aveva età, i capelli bianchissimi erano intrecciati e raggomitolati sulla nuca, fermati da lunghe forcelle scure di osso; anche d’estate indossava calze lunghe di lana ed un elegante vestito scuro con le maniche lunghe sicché le mosche, benché numerose, potevano darle noia solo posandosi sul viso che lei però, seduta in giardino al tramonto, sul retro della casa, teneva sgombro sventolando eternamente una piccola cartolina ricordo, con un bel panorama, speditale da chissà chi e da chissà dove. D’estate, comprensibilmente, noi ragazzi mettevamo indosso il meno possibile, le mosche ci tormentavano, ma mia nonna sosteneva che noi ci lamentavamo eccessivamente del fastidio.
Mia nonna amava le galline e ne allevava una decina nel pollaio di legno e rete metallica, in fondo al giardino, sul retro dell’abitazione. Qui c’era il pozzo artesiano con la carrucola e il secchio di lamiera e qualche vecchio albero da frutta: un nespolo, un limone, un melograno, due piante rampicanti di cappero. Al tramonto mia zia liberava le galline e queste zampettando felici e becchettando qua e là se ne venivano pian piano, spontaneamente, verso il ricovero per la notte ricavato nel vano sotto la scala che si arrampicava sul tetto della casa. All’ombra del pergolato, la nonna conversava tranquilla con mia madre, con sua sorella Marietta o altro visitatore occasionale, seduta su una bassa panchetta di legno in prossimità della porta di accesso al sottoscala. Io stavo a guardare esterrefatto i pennuti che, giunti in prossimità della porta, a turno offrivano arrendevoli le ali alla presa di mia nonna che con abile mossa li sollevava da terra e dopo rapidissima esplorazione del suo sensibile dito……. emetteva il pronostico per il giorno dopo: uovo sì uovo no. Qualche bestiola pure starnazzava dispiaciuta, ma poi quietamente si accomodava con le compagne in …. camera da letto. E se dopo un tempo ragionevole dell’uovo non c’era segnale la sentenza era capitale!

Alezio (LE), Via Garibaldi
In questa strada oltre il segnale triangolare, c’era l’abitazione di mia nonna con accesso diretto dalla strada e giardino sul retro. Alla fine della strada si intravede l’edificio della piccola stazione ferroviaria

Alezio (LE), Via della Stazione ovvero via Garibaldi negli anni 60. In un locale contiguo all’edificio della stazione, c’era una colonia di piccioni allo stato libero fonte di pregiate proteine
Il gallo
Intorno alle galline ho da raccontare un’altra storia.
Nel mese di Settembre di un anno che non ricordo (1955?), quando mio fratello non frequentava ancora le elementari, la mia mamma acquistò alla Fiera del Levante un pulcino. In casa certo, benché spaziosa, era sconveniente allevare una gallina e una bella domenica, appena possibile, il ‘cuccioletto’ viaggiò in “500” insieme a me, mamma, papà e fratellino fino ad Alezio a casa di mia nonna, dove c’era un grande giardino sul retro.
L’estate successiva il pulcino era diventato un gallo davvero maestoso, bianco, qualche piuma scura cangiante, testa piccola ma bargigli e cresta erano straordinariamente belli da vedere, rossi e così grandi da spazzare l’impiantito quando la bestiola beccava le granaglie. Le amiche di mia nonna venivano di proposito il pomeriggio ad ammirarlo.
Signore incontrastato in un pollaio di tutte galline, a queste consentiva di beccare le granaglie sparse in terra da mia zia solo dopo che si fosse saziato: era uno sciupagalline, un violento e qualche volta mostrava di voler aggredire anche il mio coraggioso fratellino che partiva per inoffensivi safari quando mia zia, al tramonto, liberava gallo e galline nel giardino recintato sul retro della casa. Ma non avrebbe avuto il coraggio di attaccare me… pensavo. E a me piace lo zabaione. Una bella mattina osai: mi infilai nel pollaio per prelevare un uovo dal posatoio. All’improvviso, la belva arruffò le penne, sbattendo le ali si avventò su di me, protese gli artigli e li affondò nelle mie braccia nude. Me ne ritornai di gran galoppo verso casa, senza uovo, terrorizzato e con due profondi graffi sulle braccia.
Warning: Declaration of Social_Walker_Comment::start_lvl(&$output, $depth, $args) should be compatible with Walker_Comment::start_lvl(&$output, $depth = 0, $args = Array) in /home/customer/www/libertiamoci.bari.it/public_html/wp-content/plugins/social/lib/social/walker/comment.php on line 18
Warning: Declaration of Social_Walker_Comment::end_lvl(&$output, $depth, $args) should be compatible with Walker_Comment::end_lvl(&$output, $depth = 0, $args = Array) in /home/customer/www/libertiamoci.bari.it/public_html/wp-content/plugins/social/lib/social/walker/comment.php on line 42
Degna di essere pubblicata in un libro che potrebbe avere il seguente titolo Amarcord!
Quadretti, simili a fotografie, condivisi nella memoria di tanti di noi che hanno vissuto una infanzia semplice ma ricca di sapori, colori ed emozioni…Mi chiedo se l’infanzia, così intesa, esista ancora!
Forse è vero Nicola, ma il rischio di interpretare la nostra infanzia in modo nostalgico è alto… Chissà i nostri figli cosa diranno della loro fra una quarantina d’anni!