Articolo di Antonio Garofalo
La Storia non dimentica.
La Costituzione è il frutto dell’antifascismo, come la pace, laicamente intesa, è la forma più alta di ripudio di ogni specie di violenza.
L’antifascismo è anche Resistenza, vale a dire difesa e salvaguardia della libertà, contro ogni tipo di oppressione o di (spietato) oppressore.
Bari ha questo valore, sì quello dell’antifascismo, ben inciso, in alcune date emblematiche: 28 luglio 1943; 9 settembre 1943; 2 dicembre 1943.
Giornate che costituiscono “monumenti”, scolpiti in modo indelebile nella memoria e nello spirito cittadino.
Il 28 luglio 1943, data nota come l’eccidio di via Nicolò dell’Arca, compiuto da militanti fascisti, contro una manifestazione pacifica di studenti.
Con la caduta di Mussolini, il 25 luglio 1943, in Bari si sparse la voce dell’imminente liberazione dei detenuti politici del regime. Così, gli antifascisti locali, circa duecento persone, la maggior dei quali studenti ed insegnanti, formarono un corteo per reclamare la liberazione dei prigionieri politici, tra cui Tommaso Fiore.
Dopo aver percorso alcune strade raggiunsero il palazzo della federazione fascista di Bari, in via Nicolò dell’Arca appunto, che era protetto da uno schieramento di soldati, in funzione di ordine pubblico. Tra i militari a presidio c’era anche la milizia fascista, (MVSN: Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), che non era stata disarmata ed era incorporata nell’esercito regio.
Il corteo giunto davanti alla sede della Federazione Fascista di Bari avviò una trattativa per la rimozione dei simboli del regime, ma improvvisamente fu oggetto di fuoco da parte dei militari, oltreché dalle finestre della federazione fascista. A terra rimasero 20 morti e 38 feriti, che non vennero soccorsi tempestivamente per l’atteggiamento dei militari. Molti dei feriti furono arrestati e portati in carcere senza ricevere cure.
Il 9 settembre 1943, esattamente all’indomani dell’armistizio, è una “giornata che ha cambiato la storia della città”, così come viene ricordata e descritta.
Donne, uomini e ragazzini scesi in strada per affrontare, in maniera del tutto improvvisata, l’attacco dei reparti tedeschi.
Al fianco degli uomini del generale Bellomo, è un ragazzo di 15 anni, Michele Romito, a distruggere con il lancio di due bombe a mano, il primo camion della colonna tedesca, bloccando di fatto i mezzi che lo seguivano e salvando il porto, che rappresentava una base logistica strategica per gli esiti del conflitto ancora in corso.
Il 2 dicembre 1943, nota come la data del bombardamento di Bari. Quest’ultimo fu un’azione d’attacco aereo tedesco contro una nave alleata attraccata nel porto di Bari. La città era occupata dalle forze britanniche, già dall’11 settembre 1943.
La sera del 2 dicembre 1943, i tedeschi bombardarono le navi da trasporto ancorate alla fonda del porto; l’attacco causò grosse perdite per gli alleati. Lo scopo dell’attacco aereo era quello di rendere inagibile il porto, nel quale affluiva la maggior parte dei rifornimenti per le truppe dell’8ª Armata britannica e per le basi aeree alleate nell’aerea di Foggia. Durante l’attacco venne colpita una nave statunitense che trasportava un’importante carico di bombe all’iprite, dalla quale fuoriuscirono per alcuni giorni, una grande quantità di sostanze tossiche che contaminarono le acque del porto, i militari e i civili nella zona, molti dei quali morirono.
La Storia della nostra città, non dimentica.
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Tutti, soprattutto i giovani, dovrebbero leggere quest’articolo e imparare a conoscere meglio la storia della propria città e della propria libertà
Bari non può essere lasciata sola…! I valori della resistenza e dell’antifascismo sono anche dei baresi.
Bari non può essere lasciata sola.
Il “Libertà” è per l’antifascismo!