
Articolo e fotografie di Donatella Albergo
Centomila partecipanti da ogni parte d’Italia, anche sotto gli scrosci di pioggia alla partenza. Un serpentone arcobaleno lungo 15 km, dozzine di associazioni cattoliche e laiche, sindacati di lavoratori, scuole di ogni ordine e grado, sindaci di tanti comuni italiani, 286 gonfaloni, accorato messaggio del Presidente della Repubblica, ma nessun rappresentante del governo o della maggioranza a ricordare gli articoli 10 e 11 della nostra Carta Costituzionale che riguardano il diritto d’asilo (art.10) e la ricerca della pace, anche favorendo “le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” (art. 11).
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” Recita il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948 e promossa dalle Nazioni Unite perché avesse applicazione in tutti gli stati membri.
E perciò, una marcia per la pace e la dignità di ogni uomo, voluta per non fare carta straccia dei principi etico-sociali della Bill of Rights e dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, della Dichiarazione Universale di Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789, dei “Quattordici punti” del presidente Wilson nel 1918, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, del Patto Internazionale sui diritti Civili e Politici adottati all’unanimità dall’ONU nel 1966, della Costituzione Europea del 2004, della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, entrata in vigore con il trattato di Lisbona l’1 dicembre 2009.
Dunque, oggi più che mai, adoperiamoci perché non siano cancellate le lunghe e faticose conquiste dei diritti umani universali, perché nel mondo ci sono risorse per tutti, se accuratamente usate e più equamente distribuite.
Don Luigi Ciotti di “Libera”, il padre comboniano Alex Zanotelli ed altri sacerdoti hanno concelebrato messa alle 7 del mattino in una basilica colorata di striscioni e bandiere di pace deposte ai piedi dell’altare. C’è chi ha lasciato le sue scarpe e il suo cammino, chi la sua sciarpetta, chi poche righe su un foglio improvvisato, sorpreso dalla richiesta così singolare di padre Alex a deporre qualcosa. Sul transetto, un grande striscione con la scritta “sangue nostrum” faceva rabbrividire. Nell’omelia di padre Alex, oltre all’accorato appello alla pace, c’erano la preghiera e l’esortazione a difendere e a rispettare la terra e le sue risorse, a cominciare dall’acqua. Bene di tutti, bene prezioso, come la pace che abbiamo il dovere di costruire e difendere. Ed acqua era distribuita lungo i 24 km del percorso, ma acqua in autobotti con numerosi rubinetti, da cui si poteva attingere senza consegnare centinaia di migliaia di bottigliette di plastica. Il pianeta ringrazia.
Abbiamo visto padre Zanotelli marciare a lungo con noi, dietro striscioni, offrendosi sorridente e infaticabile, a selfie e interviste, a telecamere e parole bisbigliate all’orecchio… Marciavano rappresentanti di Libera ed Amnesty International, Cgil Cisl e Uil, Banca Popolare Etica, Fnsi, Francescani del Sacro Convento di Assisi, il Coordinamento degli enti locali per la pace. In testa al corteo, una grande bussola, con i punti cardinali di Libertà, Dignità, Uguaglianza, Diritti, poi uno striscione arcobaleno lungo decine di metri e una grande bandiera dell’Unione Europea. Lungo l’armoniosa campagna umbra, addolcita e lucidata dai colori e dalla pioggia dell’autunno, marciava gente comune, giovani, ma anche meno giovani con i capelli bianchi, genitori e insegnanti delle elementari, perché il seme sia gettato presto e dia buon frutto. Genitori e maestri che insegnano con l’esempio e non solo con le parole. Poi, all’arrivo, un sole caldo e un cielo pulito hanno illuminato Assisi e la Basilica. Mantelle e ombrelli ormai asciutti sono stati riposti nello zaino, la fatica cancellata, rimaneva solo l’orgoglio di esserci e di aver fatto la cosa giusta.
In apertura, è stato letto il messaggio del Presidente che ha esortato a “non retrocedere per nessuna ragione sui diritti della persona” e ad essere “testimoni di speranza”. Ci auguriamo, per difendere la nostra dignità e umanità, prima che quella degli altri più sfortunati di noi, che il Presidente vegli, come suo preciso compito istituzionale, sul rispetto dei sacrosanti principi da lui stesso ricordati.
Il manifesto finale della giornata è stato un invito all’accoglienza e a “non lasciare nessuno solo”. “Diciamo basta all’individualismo e alla competizione che ci impediscono di rispondere ai bisogni fondamentali delle persone – hanno sottolineato i promotori – Prendiamoci cura di tutti, senza distinzioni, a cominciare dai più vulnerabili”. E ancora: “Rimettiamo al centro della nostra comunità, della nostra società le persone, tutte le persone, la loro dignità e i loro diritti umani fondamentali. Costruiamo un argine alla violenza diffusa, al razzismo, alle discriminazioni, al bullismo, alle parole dell’odio…”
Abbiamo il dovere, morale e costituzionale, di accogliere e integrare chi scappa dalle guerre e dalla fame perché si muore (e peggio) anche di fame. E di bombe, di quelle bombe che noi stessi vendiamo per l’arricchimento di pochi e la morte e la sofferenza di milioni di esseri umani senza voce e senza scampo. A questa gente si vorrebbero chiudere porti e aeroporti, alzare muri e srotolare filo spinato, rispedire in lager e condannarli a morte una seconda volta, dimenticando che insieme avremo condannato a morte la nostra dignità e umanità. Non possiamo privare anche della speranza chi non ha nulla e che per puro caso è nato dall’altra parte del Mediterraneo o dalla parte sbagliata del mondo. Non perdiamo la nostra umanità e dignità prima ancora delle loro, anzi lottiamo perché non ce le rubino.
Per questo domenica eravamo ad Assisi, la terra di Francesco, la terra di santità e di pace.