“Mare nostro, naufraghi senza volto”: incontro associativo con i giovani maturandi del liceo “Socrate” di Bari

Il primo appuntamento inserito in un ciclo di quattro incontri, si è svolto giovedì 7 gennaio 2021.

L’Associazione di cittadinanza attiva “Libertiamoci” anche per quest’anno ha promosso, in collaborazione con le Istituzioni scolastiche, dei momenti di incontro, dialogo, confronto, a favore dei discenti, su temi attuali e correlati alla “vita civica, culturale e sociale della comunità”.

La scelta di individuare la scuola come destinataria delle nostre attività, nasce dal fatto che essa si pone, a nostro avviso, come ambiente di apprendimento non soltanto degli alfabeti della cultura, ma anche degli alfabeti riferiti alle relazioni sociali e civili. Uno spazio formativo in cui le norme, i diritti e doveri possano essere interiorizzati traducendosi in atteggiamenti e comportamenti per la vita scolastica ed extrascolastica.

Affermazione quella predetta che ben si coniuga con gli obiettivi, scopi che sono anche richiamati nelle linee guida, adottate in applicazione della legge n.92/2019, recante appunto l’introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica.

La legge afferma la necessità che la Scuola, possa generare comportamenti improntati a una “cittadinanza consapevole, non solo di diritti, dei doveri e delle regole di convivenza, ma anche delle sfide del presente e dell’immediato futuro”.

Il primo appuntamento si è svolto giovedì 7 gennaio 2021 con l’incontro di due classi di maturandi del liceo classico “Socrate” di Bari, coordinate dalla prof.ssa Antonella Castagna.

Si è parlato di immigrazione con il dott. Maurizio Moscara, autore del libro “Marenostro, naufraghi senza volto”.

L’introduzione si è incentrata sul significato di “cittadinanza attiva” ossia acquisire la consapevolezza che essendo ciascuno di noi parte integrante del proprio quartiere, della propria città, di una nazione, di un continente, del mondo intero: dobbiamo fare la nostra parte.

È infatti nel “partecipare” che quel “partem capere” latino, può tradursi “nel prendere una parte del mondo e trasformarlo, in proporzione a quanto attivi siamo come cittadini”.

Pertanto è proprio la partecipazione che rende il cittadino comune un cittadino attivo, e quindi che mette ciascuno di noi nella condizione di promuovere, proporre, impegnarsi, insieme, per migliorare la nostra società.

Come si acquisisce questa consapevolezza?

La risposta è attraverso dei riferimenti validi e comuni. In primis la Costituzione della Repubblica Italiana, poi il sapere (come informazione e conoscenza) e il sentimento: nel concreto, amore per la cosa pubblica.

Nel corso dell’incontro in video-conferenza sono stati letti brani e poesie tratte dalla stessa opera, da parte di Irene Coropulis e Hashim Frough. Hanno interpretato e dato “voce alle voci di chi in vita, non ha avuto il diritto di essere donna o uomo, bambina o bambino”. Racconti di chi fuggiva da violenze, persecuzioni, fame, guerre ed “ora giace nel Mediterraneo a due passi da casa nostra”.

È stato un modo per parlare della nostra città, di quell’ 8 agosto del 1991, di quando il sindaco di Bari Enrico Dalfino fu svegliato poco dopo l’alba, intorno alle 6, da una telefonata della capitaneria di porto che aveva appena avvistato una nave a largo di Bari: si chiamava «Vlora», con il suo carico di quindicimila vite disperate in fuga dall’Albania. Egli si recò subito al porto, prima ancora che la Vlora sbarcasse. A Bari non c’era nessuno del mondo istituzionale, erano tutti in vacanza, il prefetto, il comandante della polizia municipale, persino il vescovo era fuori. Egli però non immaginava di lì a poche ore quello a cui stava andando incontro. Una marea di disperati, assetati, disidratati, che fu l’unico appunto ad accogliere. Sono persone – ripeteva – persone disperate.

Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro ultima speranza.
Così però non la pensavano il Governo e soprattutto l’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che etichettò il sindaco di Bari come “cretino” e pretese delle scuse proprio per il suo comportamento umanitario. Le stesse frasi oggi sono divenute un “monumento” in linguaggio morse, emblematiche e campeggiano su un palazzo del waterfront di San Girolamo. Ricordo indelebile di quel momento per la città, e non solo.

L’incontro poi è proseguito con altri interventi e aspetti sul tema.

Il prossimo incontro si terrà nel mese di febbraio e s’intitolerà “Cooperazione internazionale e solidarietà: viaggio attraverso la crisi dei rifugiati siriani in Libano e gli effetti del cambiamento climatico nell’Africa Sudorientale”. Relatrice la dott.ssa Carla Lucia Leone.

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