ETTORE FIERAMOSCA: nel nostro quartiere un cavaliere della Disfida

Articolo a cura di Agnese  di Nardi
Foto di Roberta Giordano

Nato a Capua nel 1476 e morto a  Valladolid (Spagna) nel 1515 fu un condottiero italiano, uno dei tredici italiani che partecipò alla Disfida di Barletta del 1503.

Appartenente alla nobile e antica famiglia dei Fieramosca o Ferramosca, Ettore nacque a Capua nel 1476 in una famiglia di baroni.

Ricevuta un’educazione umanistica, Fieramosca fu presto avviato alla carriera militare e introdotto come paggio alla corte di Ferrante d’Aragona nel 1492: viveva con uno stipendio mensile di 10 ducati.

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Ancora giovanissimo, nel 1494, ricevette il comando di un contingente di balestrieri a cavallo con il quale combatté, per Ferdinando II, contro Carlo III.
Ettore seguì Ferdinando II anche nell’esilio e fu al suo fianco durante l’assedio di Gaeta.

Nel 1497 era nelle Marche dove si distinse per aver difeso eroicamente il castello di Offida minacciato da Oliverotto da Fermo.

Nel 1501, il cavaliere capuano difese la sua città natale dall’assedio dell’esercito francese che insieme a quello spagnolo si spartiva il regno aragonese ai danni di Federico IV il quale, sconfitto e consapevole dell’inutilità di ogni ulteriore resistenza, trattò la sua resa rinunciando al trono per ritirarsi in Francia come prigioniero, accompagnato da pochi nobili restatigli fedeli e scortato da un drappello di cavalieri comandati dal Fieramosca. Dopo questi eventi, considerato un traditore dai suoi concittadini, il Fieramosca tornò in Italia aggregandosi alle bande di Prospero Colonna, al seguito di Consalvo da Cordova, per occupare la Puglia, prima con l’espugnazione di Taranto e successivamente con l’occupazione di AndriaCanosaManfredonia e Barletta.

Agli inizi del 1503, mentre si trovava tra gli assediati nella città di Barletta, partecipò al famoso duello tra cavalieri italiani e francesi passato alla storia coma la Disfida di Barletta.
In sintesi gli eventi della Disfida. Il duca di Nemours, a causa della cattiva stagione, aveva deciso di raggiungere i quartieri d’inverno. Ma la ritirata delle truppe del generale francese verso Canosa avvenne in modo disordinato e con lentezza. Questo stato di cose indusse Diego di Mendoza e Prospero Colonna ad assalire la retroguardia francese; i moltissimi prigionieri presi nell’azione furono condotti a Barletta.
Tra questi c’era Charles de la Motte, un orgoglioso cavaliere, il quale, in un banchetto, accusò gli Italiani di essere vili privi di coraggio.
Le oltraggiose parole del francese rappresentano l’antefatto di quella famosa sfida. Spagnoli e francesi stipularono una breve tregua e stabilirono che il combattimento si sarebbe svolto fra tredici italiani contro altrettanti francesi. Il 13 febbraio del 1503 i due eserciti si schierarono in una piana tra Corato ad Andria. Chi veniva messo fuori dal campo doveva dichiararsi vinto e non poteva più tornare a combattere; ognuno, prima dell’inizio del combattimento doveva depositare presso i giudici cento scudi d’oro quale riscatto nel caso rimanesse vinto e prigioniero. Nessuno dei  francesi, convinti della vittoria, versò la somma del riscatto.
I tredici cavalieri italiani erano: Ettore Fieramosca da Capua, Giovanni Capaccio con Giovanni Brancaleone ed Ettore Giovenale da Roma, Marco Carellario di Napoli, Mariano da Sarni, Romanello da Forlì, Ludovico Aminale da Terni, Francesco Salamone e Guglielmo Albimonte, siciliani, Miale da Troia Riccio da Parma e Fanfulla da Lodi.
La sfida, combattuta accanitamente da entrambe le parti, finì con una strepitosa vittoria italiana. Dei francesi uno venne ucciso, gli altri dodici, in grande difficoltà, uno dopo l’altro si arresero tutti agli italiani e fatti prigionieri. Poiché i vinti non avevano versato la somma stabilita per il riscatto, dovettero seguire i vincitori. Tra i prigionieri c’era anche il La Motte. Dell’avvenimento venne realizzata una cronaca coeva che ora si conserva in soli due esemplari, di cui uno è gelosamente custodito a Capua nella Biblioteca del Museo Campano.
Ettore Fieramosca, dopo la vittoria, ebbe il titolo di Conte di Miglionico. Il cavaliere capuano, oltre ai privilegi, guadagnò anche un duraturo odio da parte dei francesi tant’è che quando questi nel 1805 occuparono il Napoletano, distrussero il monumento che a Barletta ricordava la vittoria degli italiani. Il monumento che fu poi restaurato nel 1846.

Dopo la Disfida, Ettore Fieramosca partecipò nell’aprile dello stesso anno alla battaglia di Cerignola e poi a quella di Gaeta.

Nel 1504,fu insignito del titolo di cortigiano del Re.

Finita la guerra franco-spagnola nel sud Italia, il Fieramosca fu privato da Consalvo da Cordova dei titoli appena concessigli poiché quest’ultimo aveva avviato un processo di normalizzazione e di restituzione dei possedimenti perduti ai vecchi feudatari in cambio della loro fedeltà.

Rimastagli solo la contea di Mignano, il Fieramosca cercò nel 1510, come ritorsione nei confronti degli spagnoli, di passare al servizio della Repubblica di Venezia. Le trattative però fallirono per le sue richieste ritenute esose. Nel1512 passò al servizio di Fabrizio Colonna e partecipò alla battaglia di Ravenna dove fu gravemente ferito. Dopo la guarigione il Fieramosca raggiunse Ancona per mettersi al servizio del viceré di Napoli, Raimondo de Cardona.

È da questo momento in poi che del cavaliere capuano non si hanno più notizie. Giunto a Valladolid, sede della corte del re di Spagna, morì a causa di una malattia il 20 gennaio 1515 all’età di 39 anni.

Alla sua figura, eretta in epoca risorgimentale a simbolo del valore nazionale, si ispira il romanzo storico Ettore Fieramosca di Massimo D’Azeglio del 1833 e le sue rielaborazioni cinematografiche: Ettore Fieramosca del 1915 diretto dai registi Domenico Gaido e Umberto Paradisi, l’omonimo Ettore Fieramosca film propagandistico del 1938 interpretato da Gino Cervi e diretto da Alessandro Blasetti e in chiave più ironica ne Il soldato di ventura del 1976 diretto da Pasquale Festa Campanile, in cui Fieramosca è interpretato da Bud Spencer.

Col suo nome furono varate nel 1850 la pirofregata Ettore Fieramosca, appartenente alla Real Marina del Regno delle Due Sicilie e in seguito incorporata dalla Regia Marina, nel 1888 l’ariete torpediniere Ettore Fieramosca e nel 1926 il sommergibile Ettore Fieramosca.

Nella città di Barletta, sono inoltre intitolate al nome del cavaliere capuano la scuola media statale Ettore Fieramosca e la rivista mensile locale il Fieramosca.

Bibliografia: Vito Antonio Melchiorre, Le strade di Bari, Periodici Locali Newton.

http://www.cittadicapua.it/figli/ettorefieramosca.htm

 

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