
Articolo di Roberta Memola
Carissimi lettori e lettrici,
sono una scout del gruppo Bari 12 e facendo servizio presso la sede del Sermig di Bari vicino al Policlinico, presso la parrocchia San Francesco di Paola ho pensato di raccontarvi com’è nata quest’iniziativa. Per questo motivo ho chiesto a Lucy Scattarelli, la presidentessa della sede di Bari, di raccontarmi la storia del Sermig. Il 24 maggio del 1964, festa di Maria Ausiliatrice, Ernesto Olivero (un giovane bancario di soli 24 anni) fondò il SER.MI.G. (SERvizio MIssionario Giovani) per cercare di “sconfiggere la fame nel mondo”. Trascorsi quasi 20 anni una sera Ernesto, parlando ad un gruppo di persone, si sente interpellare da un extra-comunitario che, puntandogli il dito contro, gli dice che non ha un posto dove dormire e che come lui tantissime altre persone sono senza fissa dimora. Ernesto quella sera capisce di dover fare qualcosa, rendendosi conto della tristissima condizione dei senza tetto di Torino e della situazione degli extra-comunitari. E da quella fredda sera del 1982, Ernesto e i suoi giovani iniziano a cercare un posto abbastanza grande da trasformare nel luogo di accoglienza di tutte quelle persone sfortunate. C’era a Torino il vecchio Arsenale militare, un’antica fabbrica di armi che dal 1860 aveva costruito artiglieria e armi (comprese quelle chimiche) per le guerre d’indipendenza e le due guerre mondiali. Era così grande che assorbiva ben 5.000 maestranze, ed era senza dubbio la sede perfetta, anche se situato in un quartiere difficilissimo. Dopo molte richieste nel 1983 Ernesto riceve l’Arsenale, ma ad una condizione: non sarà spesa una sola lira per la sua ristrutturazione da parte dello Stato. Tuttavia il Sermig non si scoraggia e grazie all’aiuto di moltissimi volontari, la nuova sede viene inaugurata il 2 agosto 1983 con la partecipazione del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel tempo il Comune ha assegnato tante altre porzioni del vecchio Arsenale. E così, all’accoglienza per i poveri si è aggiunta una scuola per giovani restauratori, una scuola di musica, un’accoglienza per giovani madri in difficoltà, un centro medico che si avvale di oltre 80 medici volontari per le cure agli stranieri, un asilo nido per tutti i piccoli del quartiere, di oltre 20 etnie diverse. Ogni notte nell’Arsenale dormono oltre 200 poveri. Il Sermig è anche oltre 1.500 progetti di sviluppo in tutto il mondo, e decine di missioni di pace in Libano, nella Polonia comunista, in Iraq. Nel 2000 Ernesto arriva a Bari e conosce Lucy che, dopo aver visitato la sede di Torino, inizia a desiderare di portare una piccola parte di Sermig anche a Bari e questo sogno inizia ad avverarsi grazie agli aiuti dei volontari e finalmente nel 2004 nasce l’associazione “gli amici del Sermig” che nonostante abbia 5 soci fondatori e sia ormai riconosciuta, non ha ancora una sua sede. Nel 2006 l’Arcivescovo propone come sede una chiesa sconsacrata ad Enziteto, dove era morta pochi mesi prima una bambina di fame. Nonostante fosse un’esperienza dura da molti punti di vista, i volontari del Sermig restano lì per 6 anni, venendo a contatto con molte delle difficoltà del quartiere ma svolgendo sempre il loro compito, rifornendo la sede di Torino ma facendo anche molte spedizioni all’Aquila e in Albania per 4 anni. Tutto ciò è stato possibile grazie alle circa 15.000 ore di volontariato donate, più di 30 tonnellate di merce movimentate, tre missioni aiutate e sostenute (Albania, Burundi, Benin), aiuti e impegno per le povertà del luogo (con la Caritas, le suore di Madre Teresa, etc.), le ventuno scuole che hanno organizzato raccolte per loro e i cinquantadue incontri nelle scuole e nelle parrocchie che gli hanno invitato. Dal 6 settembre si sono poi stabiliti nell’attuale sede vicino al Policlinico e continuano a svolgere il loro lavoro con serietà e amore verso il prossimo. Abbiamo voluto raccontarvi questa storia per spingervi a riflettere sul fatto che tutti, partendo dal gesto più semplice che può essere anche solo un pensiero possono arrivare a mettere su un’iniziativa come questa che ha cambiato, cambia e cambierà la vita di milioni di persone che non hanno nulla, ricordandogli che c’è sempre qualcuno disposto a tendergli una mano. Vorrei infine ringraziare Lucy Scattarelli per la sua testimonianza e per lo splendido lavoro che svolge da tutti questi anni.
Roberta Memmola