
A cura di Antonio Garofalo
Fotografia di Roberta Giordano
E’ estate e come ogni estate i “grandi temi” vengono alla luce, proprio davanti a quella del caldo sole di luglio e agosto.
Parliamo di emarginazione, solitudine, abbandono, disoccupazione, separazione e disgregazione familiare, immigrazione, argomenti fra i tanti “quotidiani” che meritano soprattutto in tale periodo un’attenzione “alta”, particolare.
E da parte di noi tutti, rispetto.
Tali situazioni, legate come sono a storie “personali”, si sintetizzano il più delle volte in “una sola parola”, passata agli onori ormai di aggettivo: i “senza fissa dimora”.
E’ di tali persone che anche quest’anno il gruppo “Mensa San Rocco”, si occuperà (…per quel che può), avendo fissato sia per il giorno 17 che 28 luglio un servizio di somministrazione di un “pasto completo” tra “quattro mura”. Nel primo caso il dormitorio “Don Pino Diana” della Caritas di Bari e il 28 luglio appunto nella sede dell’oratorio della chiesa di S. Rocco.
Esiste ancora -e non può essere diversamente- un modo pratico e spontaneo per legare famiglie, studenti, universitari, lavoratori, (BOSCH di Bari), associazioni (“Marcobaleno”; Agesci BA/12) e altri volontari singoli, attorno ad un concetto, quello della solidarietà.
Necessità , o “l’emergenza” che chiede aiuto è affrontata da uno spaccato della società rappresentata quasi in modo completo, da chi esprime in tutta libertà che si può costruire dal “niente” un “spicchio di felicità”, organizzando la propria volontà con gesti concreti.
Un’unità di intenti che ogni quarta domenica del mese diviene “servizio” a favore di chi anche dopo un primo piatto abbondante continua a dirti “…ma io ho fame”. E non solo, ora a parlarti dei suoi disagi, ora delle ingiustizie costretti a subire in modo inversamente proporzionale all’essere o meno cittadini italiani, ora di chi lo tratta “senza affetto”, ora di una città sempre meno accogliente….
Anche la comunicazione dallo spicciolo “passaparola” ad altre forme come questa può dare risalto (e non fare pubblicità, sembra ovvio) per creare “valore”, su qualcosa cosa che manca ovvero che non sarà mai abbastanza nella nostra società: comprendere il bisogno di chi ha bisogno.
L’invito quindi è rivolto a tutti, sì proprio a tutti, anche e soprattutto allo scopo di sminuire un vecchio adagio che dice: “Il sazio non crede al digiuno”.
Riusciremo mai a smentirlo?