
Articolo di Donatella Albergo
Fotografie di Roberta Giordano
DOPO L’INCONTRO CON IL SEGRETARIO GENERALE DEL COMUNE DI BARI, LA “SCUOLA DI FORMAZIONE ALLA CITTADINANZA ATTIVA – LIBERTIAMOCI”, IN QUESTO SECONDO APPUNTAMENTO, SI CONCENTRA SULL’UNIONE EUROPEA
Bari, 1 marzo 2014
Si è tenuto ieri, nella sala della Banca Apulia, in uno storico palazzo al n.102 di Corso Vittorio Emanuele, il dibattito aperto “L’Europa dei cittadini: quali sono e come funzionano organi e istituzioni europee”, organizzato dall’associazione “Scuola di formazione alla cittadinanza attiva – Libertiamoci”. Sono intervenuti il prof. Ennio Triggiani, del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, direttore della rivista “Sud in Europa” e la prof.ssa Enrica Tulli, docente di Storia e Filosofia presso il liceo scientifico “Arcangelo Scacchi” di Bari. Ha guidato l’incontro il dott. Mario Dabbicco, presidente dell’Associazione.
E’ stato proprio il dott. Dabbicco ad aprire la serata presentando il nutrito programma dell’Associazione che, in vista delle elezioni amministrative ed europee, si pone l’obiettivo di avvicinare i cittadini alle istituzioni, anche partecipando alla vita pubblica del paese. Di questi appuntamenti elettorali, ha sottolineato Dabbicco, il più misterioso è il voto europeo, a cui i media non danno ancora alcuno spazio e di cui i cittadini non solo sembrano essere meno consapevoli, ma anche, purtroppo, più distanti e disinteressati. A torto, perché l’UE è una realtà, imperfetta e incompleta, ma viva sulla nostra pelle.
La prof.ssa Tulli ha parlato delle radici storiche dell’idea di un’Europa unita. Ha parlato di come, dopo le macerie della seconda guerra mondiale, in un’Europa senza identità, stremata, economicamente in ginocchio, a molti sembrasse impossibile pensare a un progetto unitario. La prof.ssa ha ricordato la vita e il pensiero della filosofa e storica di origini ebraiche Hannah Arendt che riteneva improbabile un’Europa federale e il ruolo federale della Germania in Europa. Anche Winston Churchill vedeva l’Europa divisa dalla “cortina di ferro”, eppure dalle macerie della seconda guerra e dalle divisioni del dopoguerra nacque l’idea di un’Europa come mediazione tra i due blocchi e nacquero i primi abbozzi di un’idea se non unitaria, comune.
Da allora gradi passi sono stati fatti: la pace prima di tutto. Quasi 70 anni di pace in un continente dilaniato nella sola prima metà del secolo scorso da due guerre mondiali e da orrori indicibili.
L’Art.2 della Costituzione Europea riguarda il Diritto alla vita: (1) Ogni persona ha diritto alla vita. (2) Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato. E ancora: l’Art. 4 proibisce la tortura, le pene o i trattamenti inumani o degradanti.
Oltre la pace, è stata introdotta la moneta unica, l’abolizione delle barriere doganali, la libera circolazione di persone e merci, il riconoscimento dei titoli di studio e tanto altro ancora, ma purtroppo oggi l’euroscetticismo è palpabile, soprattutto fra i giovani: nel 2009, dei 96milioni di giovani europei aventi diritto al voto, si è astenuto il 70%! Manca ancora un’identità europea. “I giovani non si dichiarano europei, ma si sentono ancora italiani, francesi, tedeschi… – ha sottolineato la relatrice – oggi la tendenza alla consapevolezza di un’identità europea sembra migliorata, ma non è ancora sufficiente”.
Il prof. Triggiani ha ripreso l’euroscetticismo dei giovani che “va contro il loro futuro”. “O l’Europa porta a compimento il processo d’integrazione iniziato negli anni Cinquanta – ha detto il professore – o siamo destinati a un declino spaventoso”. Ritornare alle piccole patrie è impossibile: problematiche ambientali, di lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, organizzazione e distribuzione delle risorse non si possono pensare isolatamente, nel singolo stato. “Il problema non è sì o no all’Europa, ma quale Europa! E non è utopistico pensare anche a un’Europa politica. La politica troppo realistica, priva di utopia, è mera amministrazione del quotidiano” ha continuato il professore. Ormai le istituzioni “nazionali” adottano leggi europee e sono vincolate a osservare quanto stabilito dalla Corte di Giustizia dell’UE. Molte leggi e le loro interpretazioni sono realizzate in una sede che non è più quella nazionale. Dopo il trattato di Lisbona del 2007, il Parlamento Europeo è co-legislatore dei singoli membri e ogni cittadino europeo ha doppia cittadinanza. Nel parlamento europeo ci sono i parlamentari di tutti i paesi per orientamento politico, non per nazionalità. La Commissione Europea è ormai il governo europeo. E’ vero che non tutti i paesi hanno lo stesso peso nell’UE, ma il concetto di solidarietà, riequilibrio delle risorse e leggi di mercato possono bilanciare gli squilibri. Un’economia forte come quella tedesca può continuare a esportare i suoi prodotti, solo se continuerà ad avere mercati in grado di acquistare.
L’introduzione dell’euro ha significato la rinuncia alla moneta nazionale, ma già Helmut Kohl e Ciampi avevano previsto che all’unificazione monetaria occorreva affiancare uno stesso orientamento fiscale. A tale proposito, Ciampi parlava di “zoppia dell’euro”, ma il ritorno alla lira sarebbe spaventoso. Le banche svizzere hanno quantificato i costi per una reintroduzione della lira in decine di migliaia di euro per ogni cittadino. Senza parlare dei risparmi degli italiani nelle banche, risparmi svalutati dal 50 al 60 %.
Dalla serata è emerso il ruolo fondamentale che l’UE ha nella vita di tutti i giorni, ma un ruolo ancora poco conosciuto, soprattutto fra i giovani. In forza di questo ruolo che riguarda tutti, come l’aria che respiriamo (e non è solo una metafora), bisogna votare partiti che sono per l’Europa perché il rischio è che siano eletti parlamentari con lo scopo di boicottarla. La democrazia è faticosa e noi siamo diventati pigri. Dobbiamo difendere quello che i padri fondatori dell’UE ci hanno affidato.
Il dibattito seguito ha dimostrato un pubblico attento e informato, di diverso orientamento politico, richiamato dall’attualità degli argomenti, in vista del voto europeo.