Bari, la storia e l’artigianato digitale

Articolo di Bianca Maria Fanti  
Foto di Valentino Sangiorgio – Plastico Mostra Bari XI secolo                                       

 

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Al Museo Civico di Bari, dal 2 al 13 maggio, è possibile rivivere l’atmosfera di una Bari dell’anno 1000. Tra le suggestive riproduzioni dei costumi dei monaci e dei marinai dell’XI secolo, colpisce la visione tridimensionale della città di allora, che si estendeva su un litorale ben diverso dall’attuale, caratterizzata dal fiorire di torri che delineano uno skyline vario,ma comunque rispettoso della riconosciuta predominanza della chiesa cattedrale.

La riproduzione, in scala 1:750, realizzata sulla base della ricostruzione grafica dell’archeologo Francesco Sanseverino, ha una particolarità che la rende particolarmente singolare: non si tratta di un normale modellino artigianale, ma di una stampa tridimensionale. La tecnica di realizzazione ed i suoi risvolti attuali e futuri sono intriganti quanto la bellezza dell’esecuzione e ne nasce un’intervista ai tre giovani realizzatori del lavoro, l’ing. Vitantonio Vacca, l’ing. Valentino Sangiorgio e Christian Chiaia, laureando in Architettura.

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L’ing. Vitantonio Vacca è il responsabile dell’associazione FABLAB di Bitonto che ha realizzato il modello e ci spiega come nasce l’idea di una stampa tridimensionale della città vecchia. Il progetto si propone di realizzare i principali centri storici della Terra di Bari. Quello di Bitonto è già ultimato, mentre sono stati modellati Ruvo, Trani, Giovinazzo, Molfetta e Barletta. L’idea, ci spiega l’ing. Vacca, nasce da una passione personale, finora autogestita ed autofinanziata, che ha sùbito trovato applicazioni in campo didattico: alcune scuole di Bitonto hanno fatto esercitare i ragazzi sui modelli del centro storico da assemblare dopo un opportuno studio del territorio. In realtà, l’ambizione dell’associazione FABLAB è quella di realizzare un patrimonio di modelli 3D, la cui utilità potrà spaziare dallo studio dell’evoluzione urbanistica alla realizzazione di materiale per le scuole, alla fruizione da parte di non vedenti, alle applicazioni decorative e a quelle più varie e inaspettate.

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Negli spazi del museo è possibile ammirare, oltre alla città dell’XI secolo, la stampa 3D dell’attuale configurazione di Bari vecchia, in scala 1:1000, decorata con nuance di colore che la rendono sorprendentemente riconoscibile e le conferiscono un’inaspettata poesia. Non c’è dubbio che, oltre alla tecnologia più avanzata, una simile realizzazione richieda arte e manualità.

Ma qual è la differenza tra una stampa tridimensionale ed un tradizionale modellino? La stessa che passa, ci spiega l’ing. Vacca, tra l’artigianato della tradizione e quello “digitale”. In questo ambito, il “Sapere” e il “saper fare” si muovono in ambiente informatico, “dai bit, elemento della realtà digitale, si passa all’atomo, al mattoncino elemento della costruzione”. Una stampa 3D prevede tre fasi; la prima è la modellazione al computer mediante software dedicati; poi viene realizzato il prototipo, con terreno ed edifici, infine, come sottolinea l’ing. Valentino Sangiorgio, l’assoluta novità presentata dal gruppo dei giovani ingegneri: la colorazione post produzione con tecniche artigianali e la definizione di ombre che enfatizzano le volumetrie.

Gli sviluppi futuri della tecnica della stampa 3D sono molto promettenti e, tutto sommato, poco costosi, come sottolinea Christian Chiaia, mostrando le realizzazioni dei suoi progetti di ristrutturazione di interni. Lo spirito di iniziativa a questi giovani non manca, così come l’abilità e la competenza. Servono spazi e modi di realizzazione per le tante idee che i giovani devono poter coltivare anche a livello locale, senza essere costretti a cercare al nord o all’estero prospettive più concrete.

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