CIAO, CHRISTIAN

Domenica, 22 Novembre

Ieri mattina è morto Christian, il nostro amico rumeno. Morto senza un letto, morto come un cane nel freddo e nel silenzio.

Cinquantasei anni vivendo, sopravvivendo per strada con piccoli lavoretti occasionali, mangiando la sera, in piedi, all’aperto, alla mensa della stazione. Quando poteva, il vino lo riscaldava. Ma chi può fargliene una colpa? La notte è fredda, anche qui da noi, e lunga da passare. Il vino scalda e ti fa sentire meno solo e a casa.

Christian si accompagnava sempre a Lorenzo, uno scricciolo di 50 anni e poco più di 50 chili. Erano inseparabili. Dormivano dove capitava, di solito nei giardini, sulle panchine. Meglio però se in luoghi recintati, al riparo da teppisti e puristi della razza e dell’italianità che volentieri la sera vestono i panni di giustizieri della notte. O vincono la noia del sabato sera picchiando chi vive per strada.

In estate, quando le notti sono calde, Christian e Lorenzo dormono sulle panche del mercato coperto dell’ex Manifattura dei Tabacchi, nel quartiere Libertà. Lì, in un cortile, c’è un po’ di verde spelacchiato, una fontana centrale e qualche panchina. Posto ideale d’estate: chiuso di notte, acqua, un po’ di terreno. La mattina di nuovo fuori, per strada. Ma con i primi freddi, con le notti lunghe e umide dell’autunno che va morendo, Christian e Lorenzo avevano bisogno di luoghi chiusi. Però è sempre più difficile trovali in questo momento di paura e diffidenza, spesso ti guardano torvi e sospettosi, impregnati di un clima di avversione e odio.

Da un po’ Christian e Lorenzo passavano le notti all’ospedale San Paolo, in qualche sala d’attesa di ambulatori con panchine, accedendovi quando la sorveglianza si allentava, attendendo l’orario di chiusura e rimanendo all’interno o introducendosi attraverso qualche accesso non controllato, maglia debole della catena di recinzione. Non so come. Dormivano dov’era possibile, dagli scantinati ai vari piani.

Al settimo hanno trovato Christian senza vita, ieri mattina. Lorenzo aveva provato a svegliarlo, quando era ora di andare. Presto, perché presto incomincia la giornata in un ospedale. Alle sei del mattino già cambiano i turni e Christian e Lorenzo devono andar via prima, quando è ancora buio. Christian aveva trascorso una notte agitata, vaneggiando e parlando nel sonno, così dice Lorenzo ancora incredulo e smarrito. E’ lui che ha dato l’allarme. All’alba, al momento di andar via, inutilmente l’aveva chiamato e ieri mattina sono rimasti là quando tutto l’ospedale si è svegliato.

Non so se gli faranno l’autopsia per accertare le cause della morte. Si tratta di una persona sola e non richiesta da nessuno. Così hanno detto i medici. E poi le autopsie costano, dico io. A che servirebbe? Qualcuno però ha telefonato alla mamma di Christian, in Romania, l’unico legame che gli fosse rimasto. Rivorrebbe il corpo del figlio a casa. Costo? Sei mila euro. Probabilmente non avrà mai nemmeno quella povera salma.

Ho conosciuto Christian quando veniva in stazione per la cena dai volontari IN.CON.TRA. ma tante altre volte l’avevo chiamato per lavoretti in casa e in giardino. Christian e Lorenzo sapevano far di tutto: erano fabbri, falegnami, imbianchini, idraulici, giardinieri, facchini, muratori, elettricisti. Come avessero imparato non so, ma erano felici di lavorare, quando potevano, perché i giorni hanno uno scopo, passano più in fretta, ti puoi comprare qualcosa, puoi parlare con qualcuno. Quando erano alle strette chiamavano chiedendo se avessi bisogno di nulla. Qualcosa da fare si poteva trovare. Allora per qualche giorno sei come tutti gli altri, ti sembra di fare una vita normale e ci può scappare anche il pranzo in casa, seduto a tavola, al caldo e al coperto. Se sei fortunato, forse anche qualche notte, se ti lasciano le chiavi per lavori più lunghi.

Una casa! Da ieri Christian non avrà più bisogno di una casa o anche di un posto dove dormire e mi lascerà il rimorso di chiedermi che cosa ho fatto per lui. Vorrei che ora almeno sapeste che Christian è stato e non si è spento nel mio silenzio.

Donatella Albergo
(volontaria IN.CON.TRA.)

 

 

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